(di Giordana Talamona) Continua la nostra fotografia del comparto vinicolo italiano ai tempi del Coronavirus, con due protagonisti dell’area Prosecco, Innocente Nardi, presidente del Consorzio Tutela Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco e Luca Giavi, direttore del Consorzio Prosecco Doc.

Tra i portabandiera del made in Italy all’estero, anche grazie alle sue colline riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG vanta un volume di oltre 30 milioni di bottiglie esportate all’anno, in oltre 150 Paesi, rappresentando il 38,2% della produzione totale. I primi mercati esteri sono storicamente Germania, Germania, Regno Unito e Svizzera, a cui seguono gli Stati Uniti.

Innocente Nardi, presidente del Consorzio dal 2011 e proprietario coi fratelli dell’Azienda Agricola La Farra, è molto chiaro sulle misure prese sinora dal Governo: “Sono necessarie, e non c’è stata alcuna reazione negativa da parte dei soci, tutt’altro: la volontà è quella di adottare misure stringenti che siano capaci di riportarci in pista quanto prima. Rispetto alle misure economiche, quello che percepisco è che il Governo ha fatto un primo passo, ma abbiamo bisogno di misure specifiche per il nostro settore, in primis un accesso facilitato alla liquidità necessaria per andare avanti”.  

Una preoccupazione anche rispetto ai segnali tutt’altro che positivi provenienti dai mercati: “Ad oggi la circolazione delle merci non è stata bloccata, ma il trasporto su gomma ha talmente tanti problemi, che di fatto l’export del vino sta subendo gravi limitazioni. I trasportatori tedeschi, per esempio, vengono messi in quarantena dopo essere venuti nel nostro Paese, quindi è evidente che non c’è più nessuno che possa esigere tempi brevi nelle consegne, i cinque giorni canonici, previsti anche solo un mese fa. Un mercato che risente meno della crisi è quello Uk, sia perché ci sono piccoli importatori, che al momento stanno continuando a lavorare, che per il forte mercato di vendita online. Mentre possiamo parlare di un blocco quasi generalizzato negli Usa. Nel mercato interno il canale Horeca è completamente fermo, mentre la GDO sta registrando un segno positivo per il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG”.

Diversa per ora la situazione del Prosecco Doc, la denominazione che per numeri fa la parte del leone, con 464 milioni di bottiglie prodotte (i dati sono del 2018: 83,32 % spumante, 16,63% frizzante, 0,05% tranquillo), di cui il 75% inviate all’estero (72% in Europa, 21,9% Usa e Canada) per un valore d’affari complessivo di 2,4 miliardi annui. Luca Giavi, direttore del Consorzio Prosecco Doc dal 2014, rimane cauto: “Se guardo i dati oggi ho ancora segnali positivi, sia nel mercato comunitario che in Usa e Canada, dove si sta continuando a lavorare con discreta regolarità e senza troppi intoppi nei confini. Nel mercato interno abbiamo un Horeca completamente ferma, mentre la GDO sta performando bene a causa dell’aumento dei consumi in casa”. Lo scenario futuro tuttavia non appare roseo neppure per questo colosso del Prosecco. “Quello che ci attendiamo è che il modello italiano del contagio si replichi in altri Paesi, dove abbiamo una grande fetta di mercato, portando grossi problemi al comparto”.

A questo si potrebbe aggiungere il blocco degli approvvigionamenti di materie prime per la produzione vinicola. “Col diffondersi del virus negli altri Paesi, e col conseguente blocco delle attività produttive, potrebbe sorgere un altro problema legato al reperimento dei tappi, provenienti da Spagna e Portogallo, e del cartone per gli imballaggi. Immagino che per le bottiglie di vetro il problema non si ponga, mentre mi preoccupa la produzione di etichette, perché legata al mercato interno. E’ evidente infatti che le aziende che producono etichette non sono in grado di mantenere aperta la filiera produttiva per il solo settore vinicolo, se vengono fermati tutti gli altri comparti”. 

È chiaro che in un sistema altamente interconnesso come quello globalizzato, il crollo di un settore porta ricadute su tutta la filiera: un effetto farfalla di cui nessuno è in grado di prevedere gli esiti.