Si terrà ad Orvieto – dal 14 al 17 novembre prossimi – la dodicesima edizione del Challenge Internazionale Euposia, riservato ai vini spumanti Metodo classico, ovvero ottenuti attraverso la rifermentazione in bottiglia, ed agli Champagne.
Grazie alla collaborazione col Consorzio Tutela Vini Orvieto Doc, presieduto da Vincenzo Cecci, il Challenge Euposia lascia per la prima volta la sua sede storica a Verona dove è stato lanciato nel 2007. A presiedere la Giuria – un pool di enologi e giornalisti provenienti da tutto il mondo – sarà, come in altre edizioni, il presidente degli enologi mondiali ed Italiani, Riccardo Cotarella. La Giuria degusterà alla cieca tutti i vini in concorso: si attendono oltre 200 campioni fra Champagne e Metodo classico provenienti da Spagna, Regno Unito, resto d’Europa, Americhe, Asia ed Oceania, Sud Africa, più Metodo classico provenienti da tutt’Italia, dalle regioni alpine alla Sicilia.
Fuori Challenge, in una masterclass riservata, il panel dei Giurati degusterà anche gli Orvieto spumanti Metodo Martinotti (ovvero vini spumanti ottenuti attraverso la rifermentazione in autoclave). Verranno degustati e sottoposti a giudizio organolettico gli Orvieto Classico 2018 dei soci del Consorzio che aderiranno all’iniziativa. Verranno altresì degustati i vini oggetto di sperimentazione del Consorzio derivati dalla vinificazione del Trebbiano T34 derivante da 4 territori del comprensorio orvietano diversi per composizione chimica-fisica dei suoli.
A presiedere questa nuova degustazione del Challenge sarà l’enologo Roberto Cipresso. Un’ occasione per il Consorzio Tutela Vini Doc di Orvieto che ha così voluto ulteriormente qualificare la decisione di ospitare il Challenge Internazionale Euposia, cogliendo l’opportunità di valorizzare le proprie produzioni di qualità.
Il Challenge internazionale Euposia – avviato dalla rivista Euposia oggi “The Italian Wine Journal” – ha ottenuto in questi anni numerosi primati: è stato il primo a scoprire ed a proporre all’attenzione della critica internazionale i Metodo classico del Regno Unito (oggi uno dei capitoli vincenti dell’enologia mondiale grazie ad uno sviluppo inarrestabile ed allo sbarco delle grandi maison dello Champagne oltre Manica), quelli dell’Asia (India, Giappone e Cina) e delle Americhe: dall’Oregon sino alla Patagonia. Per l’Italia, il Challenge ha contribuito a lanciare produttori e denominazioni di alta qualità, ma di produzioni contenute, nonché ad affermare la validità delle più blasonate produzioni italiane (Trentodoc, Franciacorta, Alto Adige, Alta Langa ecc) nei confronti degli Champagne e delle maggiori, per volumi, produzioni internazionali. Un Challenge che è diventato una vera e propria case-history dando vita ad un nuovo “filone” di concorsi ed eventi sugli spumanti.
Il Challenge assegna il titolo di Campione del mondo per i vini Metodo classico bianchi e rosé, per quelli biologici e quelli realizzati con vitigni autoctoni, nelle versioni brut, extra-brut e pas dosé. L’Albo d’Oro del Challenge vede l’Italia con 16 titoli mondiali, seguita dalla Francia con 7, dal Regno Unito con 5, dall’Austria con 2. Chiudono la classifica Germania, Spagna e Sud Africa con un titolo mondiale ciascuna. Vengono assegnati anche Premi nazionali e Regionali.
«Una manifestazione che ha il pregio di essere aperta al mondo, con pochissimi costi per le aziende, un’esperienza italiana d’eccellenza, che si svolge in forma indipendente non poteva non incontrare l’interesse del nostro territorio, da sempre terra di relazione. L’opportunità di ospitare esponenti prestigiosi tra giornalisti e degustatori rappresenta per noi un volano importante nell’ambito della nuova strategia di comunicazione del nostro Consorzio che ha nell’internazionalizzazione un elemento portante. Al contempo, questa collaborazione rappresenta anche uno sforzo congiunto di tutti gli operatori collegati che hanno come denominatore comune il rilancio di un territorio magico e bellissimo, da visitare. Il vino diventa così fulcro per il rilancio non solo della Denominazione. Si tratta di una sinergia tra enti ed istituzioni pubbliche di alto spessore culturale. Il Consorzio, sempre di più, guarda al futuro del nostro vino come risorsa per l’intera economia di Orvieto» sottolinea Riccardo Cotarella.