(di Alessandra Piubello) Alto Adige: l’isola climatica posizionata al centro delle Alpi presenta una serie di peculiarità, una lunga e interessante lista. Il nostro focus attuale è di portare l’attenzione sul fermento in atto dovuto all’inserimento dei giovani, sia nelle cantine sociali (un fiore all’occhiello per l’Italia tutta, che rappresentano il 70% della produzione), sia nelle piccole aziende.

Le giovani generazioni di produttori altoatesini possiedono una forte consapevolezza delle potenzialità vitivinicole della zona e manifestano un’adesione naturale agli usi e costumi agricoli tipici del territorio. Uno spirito di squadra, quasi collettivista, che dura da secoli e che si è imposto, storicamente, col radicamento del movimento cooperativo e delle cantine sociali. In Alto Adige non si sentirà mai parlare male di un collega di fronte ad estranei, sono come una grande famiglia: infatti, i problemi si risolvono in “casa”, nulla trapela all’esterno.

Alto Adige. le caratteristiche della nuova generazione enoica

L’identikit della nuova generazione che sta subentrando è molto preciso: formazione ad alto livello, forte sensibilità sui temi dell’ambiente e della tutela del territorio, attenzione mirata ad alzare l’asticella sia in vigna sia in cantina, e grande spirito di collaborazione. La new generation del vino è molto preparata: studi spesso condotti all’estero (per esempio nella rinomata università di enologia di Geisenheim in Germania – grazie al fatto che i due terzi della popolazione altoatesina parla tedesco – ma non solo) ed esperienze lavorative in altri territori del vino, per scoprire le diverse metodologie in luoghi vocati con caratteristiche peculiari e per ampliare la visuale enoica.

In Alto Adige è abbastanza normale prendersi le proprie responsabilità già da giovani, i padri supportano e sono inclini al passaggio del testimone ai figli. E così dev’essere, se non lasciamo spazio ai giovani, con la loro voglia di innovare e di cimentarsi fattivamente con le difficoltà attuali del mondo del vino, portando nuove soluzioni, potremmo restare bloccati in schemi che non ci consentono più di essere competitivi in un mondo che cambia velocemente. E questo vale soprattutto per le piccole aziende.

Alto Adige, ecco i nuovi protagonisti

Partiamo dal Consorzio Vini Alto Adige, presieduto da Andreas Kofler (nella foto qui sopra, è presidente anche della cantina sociale Kurtatsch a Cortaccia, eletto quando aveva poco più di 30 anni), e diretto da Eduard Bernhart (nella foto qui sotto)

Due giovani determinati che hanno lavorato alla revisione del disciplinare, in vari punti, includendo un progetto di zonazione con 86 UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) che ha l’intento di valorizzare singoli specifici vitigni nelle zone a loro più adatte. La disamina meriterebbe un articolo a parte anziché queste sommarie parole, ma avremo modo di riaffrontare l’argomento quando la burocrazia finalmente darà il via libera all’aggiunta delle UGA in etichetta, si spera dalla vendemmia 2024.

Continuiamo invece con i nuovi volti, iniziando con gli enologi delle cantine sociali: Erwin Carli (qui sopra) alla Cantina Kurtatsch, Philipp Zublasing alla Cantina San Paolo di Appiano, Thomas Scarizuola alla Cantina di Caldaro. Il passaggio delle consegne tra Hans Terzer, storico enologo della Cantina San Michele Appiano e il ventottenne Jacob Gasser è oramai prossimo: da agosto 2024 Gasser dovrebbe essere ufficialmente il nuovo enologo.

La brezza del rinnovamento nel mondo dei vignaioli è già iniziata qualche anno fa (pensiamo ai fratelli Alois Clemens e Helena Lageder; alle sorelle Karoline e Julia Walch, a Florian Gojer dell’azienda Glogglhof e ai fratelli Ines e Ivan Giovanett di Castelfeder) e ora sta diventando un vero vento di cambiamento. La lista delle new entry è ora sempre più lunga e si rischia di dimenticarsi di qualcuno!

Ecco alcuni nomi: Josef (qui sopra) e Katarina Mayr del Maso Unterganzner, in rappresentanza dell’undicesima generazione, Martin Ramoser di Fliederhof, giovanissimo enologo che firma i vini della sua famiglia, Daniel Pfitscher che insieme al fratello Hannes gestisce la Tenuta Pfitscher a Montagna, dove il vino si fa da sette generazioni, Simon Pliger (Kuenhof) isarchino, nella foto qui sotto, già pronto a governare l’azienda che papà Peter ha trasformato nel 1990 con il passaggio da conferitore a produttore.

E ancora Veronika Pfeifer (nella foto di apertura di questo articolo) ottava generazione dello storico maso Pfannenstielhof, Lukas Mumelter della tenuta settecentesca Griesbauerhof, Florian Ramoser della cantina Untermoserhof. Una foto di gruppo di giovani vignaioli coesi che sta scrivendo una pagina brillante della storia della denominazione.