(di Bernardo Pasquali). Vigne mutanti in Borgogna? Se chiedete ad un vigneron di Borgogna come sia stato il millesimo 2024, la risposta sarà univoca, da Macon a Dijon: c’était terrifiant! Dal 2020 al 2024 si sono succeduti 5 anni in cui i vignaioli hanno visto tutto: due annate 2020 e 2021, segnate dal gelo e dalla grandine che hanno ridotto in modo sostanziale la produzione, in alcune zone compromettendo la stessa integrità della pianta; 2022, finalmente un ritorno alla normalità con quantitativi finalmente in ripresa ma, soprattutto, una qualità allineata agli standard della denominazione; 2023, finalmente il millesimo entusiasmante.
Dopo il 2024 a rischio il sistema produttivo millenario della Borgogna
Passeggiando tra i vigneti dei più importanti climats, premiere cru e grand cru, patrimonio Unesco, si notano molti reimpianti di nuove barbatelle. le sofferenze impartite dalle grandi gelate e grandinate del 2020 e 2021 hanno sicuramente messo a dura prova la struttura vegetativa delle piante ma, quello che ha fatto più paura, è stato l’andamento climatico del 2024 con continue piogge e basse temperature anche vicino alle giornate di vendemmia che hanno portato alla crescita di popolazioni microbiche e di parassiti che hanno ammalato molte piante e condizionato negativamente la crescita del frutto.
Per molti vignerons che hanno adottato il sistema biologico e non prevedono particolari trattamenti fitosanitari è stato un disastro e le conseguenze si possono notare in alcune zone soprattutto tra Chassagne – Montrachet, Puligny – Montrachet e Meursault, nelle terre reali dei grandi Chardonnay. Una situazione che lo scorso anno ha convinto molti produttori a salvare l’annata, e la vigna, declassando la certificazione biologica e ricorrendo ai ripari con qualche trattamento a salvaguardia della pianta. In molti hanno deciso di adottare il marchio “Agricolture rasonnèe”, agricoltura ragionata, e arretrare dal più severo protocollo bio.
La creazione di vigne mutanti alle muffe e all’oidio: il programma CEPINNOV
Sono molteplici gli studi che da qualche anno stanno impegnando il Boureau Interprofessionel des Vins de Bourgogne per contrastare l’instabilità climatica e superare la fragilità vegetativa dell’impianto viticolo della denominazione. Uno di questi, partito nel 2015 sulle vigne di Chardonnay in modo particolare, ha investito i ricercatori francesi coinvolgendo la Borgogna e la Champagne, e la Camera dell’Agricoltura del Dipartimento Saone et Loire.
Il programma CEPINNOV ha creato dei ceppi resistenti (vigne mutanti) che stanno offrendo interessanti risultati sul campo. Per prima cosa si è scelto un vitigno “antenato” definito madre. La scelta degli antenati in un programma di creazione varietale può riguardare diverse caratteristiche. Questi vitigni madri devono trasmettere ai loro discendenti le loro qualità organolettiche, unite dall’incrocio con la resistenza alle malattie crittogamiche delle varietà risultanti dai programmi INRAE-ResDur (Insitut National de Reserche pour l’Agricolture).. Tra gli ibridatori selezionati, il vitigno Gouais è stato selezionato perché è il genitore di numerosi vitigni come Chardonnay, Aligoté, Auxerrois, Melone, Riesling e Gamay.
Nel Nord America, le varietà di Vitis si sono evolute insieme alla peronospora e all’oidio e hanno sviluppato resistenza o tolleranza agli agenti patogeni (vigne mutanti naturali). Queste resistenze sono state identificate e individuate e costituiscono la fonte dei programmi di creazione della varietà.
Per garantire di avere piante il più vicino possibile ai nostri vitigni borgognoni, vengono effettuati diversi incroci successivi (vigne mutanti). In questo modo la parte del genoma proveniente dal genitore resistente viene ridotta al minimo indispensabile.
Sono stati identificati 11 geni resistenti per l’Oidio e 14 per la Peronospora. Molti di questi offrono totale resistenza altri solo parziale. In entrambe i casi la riduzione dei trattamenti è sostanziale e addirittura totale.
Gli impianti di vigne mutanti di ceppi Chardonnay tra i village della Côte de Beaune
Ecco dunque spiegati i raggruppamenti di vigne mutanti, racchiuse tra particolari “recinti” colorati, che si vedono soprattutto lungo la “carriere” che da Chassagne Montrachet porta a Meursault, in prossimità della fascia dei vigneti “village” di Puligny – Montrachet. Si attendono grandi risultati da questi impianti di mutanti che sono stati assemblati sui suoli dei principali climats di queste denominazioni.
Fino ad oggi la crescita vegetativa e la resistenza di queste vigne mutanti è decisamente conclamata e questo può significare una rivoluzione per tutto l’ambiente borgognone. Il tema sarà quello della velocità dei reimpianti, quando si deciderà di passare a questa tipologia di piante e soprattutto fino a quale livello operare, se solo a livello di denominazione regional e Village o se comprendere anche Premiere Cru e Grand Cru. IN quest’ultimi casi vorrebbe dire andare a cambiare un patrimonio genetico che si è consolidato dall’epoca dell’abate Hugo di Cluny all’alba dell’XI secolo d.C.