(di Elisabetta Tosi) Sopra vigne, sotto mosaici. Il sottosuolo della Valpolicella continua a restituire tesori di grande bellezza, come quelli dell’ormai famosa “Villa dei Mosaici” in località Cortesele, nel Comune di Negrar. Una villa romana risalente al Tardo Impero i cui proprietari dovevano essere stati decisamente ricchi se, oltre ad averla dotata di pavimenti musivi straordinari si erano concessi uno spazio per le terme, locali per la pigiatura delle uve, magazzini per contenere cereali e altri prodotti agricoli, due absidi e un cortile interno con fontana. Elementi, questi ultimi, che  secondo gli  archeologi costituivano degli status symbol che nel IV sec.a.C. pochi potevano permettersi.

“La superficie totale è di circa  3000 mq, un campo veronese, in pratica – ha spiegato l’archeologo Alberto Manicardi della Società Archeologica SAP- Il nostro obiettivo principale era individuare il perimetro della villa,  la sua estensione completa, e ci siamo riusciti. La parte insediativa però è molto più estesa: attorno alla villa infatti c’erano campi coltivati, giardini, altri terreni…”.

Questo ricco ritrovamento avrebbe ancora molto da rivelare, ma questa prima fase di ricerca può dirsi terminata. “Lo scavo ormai è pressoché concluso – ha detto Vincenzo Tinè, Soprintendente ABAP delle province di Verona, Rovigo e Vicenza – Ora cominciamo a pensare a come organizzarlo per la fruizione pubblica: si passa perciò da una fase di conservazione e restauro ad una in cui il Politecnico di Milano (sede di Mantova) ci aiuterà a concepire un pre-progetto. Mi fa piacere annunciare, sperando di non essere smentito all’ultimo momento, la disponibilità di un 1 milione e mezzo di euro da parte del Ministero della Cultura. Ciò dovrebbe consentirci, se non di completare il Parco Archeologico, almeno di avviarlo seriamente”.

L’avventura archeologica di questa villa iniziò alla fine dell’800, ma fu solo nel 1922 che l’archeologa Tina Campanile individuò ed esplorò  una parte degli ambienti residenziali. Anche se rimase la consapevolezza che “lì sotto” c’era qualcosa d’importante, in seguito si persero le tracce del sito, fino a quando, nel 2018, le ricerche ripresero perché la Soprintendenza voleva porre dei vincoli di tutela; alla fine, nel 2019, l’area fu individuata. Grazie ai fondi ministeriali e al finanziamento del BIM Adige ottenuto dal Comune di Negrar, in questi ultimi 3 anni la Società Archeologica SAP ha esteso gli scavi, coinvolgendo anche il Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona e permettendo così a molti studenti di vivere un’esperienza di ricerca archeologica vera e propria.

La recente riscoperta dei mosaici, in eccezionale stato di conservazione, aveva fatto il giro del mondo, riaccendendo l’attenzione di tutti su questo sito, come conferma lo stesso sindaco di Negrar Roberto Grison: “Durante lo scorso Palio del Recioto avevamo chiesto alla Soprintendenza che l’area venisse aperta un paio di pomeriggi, e nel giro di un’ora e mezza abbiamo raggiunto il sold out delle prenotazioni per la visita. Lo stesso in occasione di Cantine Aperte:  è già tutto esaurito. E’ segno che questi ritrovamenti suscitano tanto interesse anche nella gente comune, per questo ci stiamo confrontando con il dottor Tinè; vorremmo far vivere alla popolazione e anche ai turisti quello che si sta facendo qui, senza aspettare che sia tutto finito. Si tratterebbe di sistemare il sito in modo che si possa visitarlo senza rischi e senza intralciare il lavoro degli archeologi. Dopotutto – conclude Grison –  è pur sempre un cantiere”. La riscoperta della villa e dei suoi mosaici ha chiamato in causa molti enti e persone, ma anche due aziende vinicole, proprietarie dei vigneti sotto i quali giaceva la villa: Benedetti e Franchini. Entrambehanno collaborato fin da subito perchè gli scavi potessero avvenire senza problemi.

Ora tocca anche ai cittadini:  d’accordo con la Soprintendenza,  con la quale collabora da anni nell’attività di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico della provincia di Verona, l’associazione AdigeNostro  ha promosso  una raccolta fondi per portare a termine l’intero scavo, mettendo a disposizione uno specifico conto corrente bancario dedicato:

BANCO BPM – Dip. 0072 Ronco all’Adige – N. Conto 003000 ASSOCIAZIONE ADIGE NOSTRO Codice SWIFT: BAPPIT21072 – Codice Iban: IT80 N 05034 59700 000000003000)

per dare ad appassionati, ricercatori e turisti di tutto il mondo un , ulteriore nuovo motivo per visitare la Valpolicella.