Una doccia gelata. Una tempesta perfetta ha cambiato nel volgere di poche settimane lo scenario per il vino internazionale che è costretto a cambiare in corsa le proprie strategie col rischio, per non poche cantine, di trovarsi in autunno con le cisterne piene ma senza bottiglie per raggiungere i mercati. «Non sono un indovino e come tutti non riesco a immaginare cosa accadrà esattamente nelle prossime settimane – spiega Beniamino Garofalo, AD di Santa Margherita Gruppo Vinicolo che nel 2021 ha chiuso il miglior bilancio della sua storia, portando inoltre a casa due acquisizioni in Maremma e in Oregon -. Sono cambiate troppe cose, e in autunno arriveremo ad una sorta di resa dei conti: arriverà il conto dell’inflazione e bisognerà tener conto di come recuperare il potere d’acquisto delle famiglie. E’ meglio che governo e sindacato inizino a parlarne subito, ci mancherebbe pure un “autunno caldo”».

Come arriveranno le cantine italiane a questo redde rationem?

«Parlo per noi: dopo un 2021 estremamente positivo l’esercizio attuale era iniziato col vento in poppa. Un primo trimestre eccezionale. Il resto dell’anno sarà tutto da decifrare, sebbene ci arriveremo con una realtà solida, ben posizionata come mix di prodotti e di mercati».

Questa nuova crisi accelererà la corsa al compattamento del settore, ci sarà una nuova stagione di M&A?

«Ci saranno concentrazioni sul versante produttivo e aggregazioni sul versante commerciale. Le imprese dovranno imparare a cooperare di più fra loro. Faccio l’esempio Masi-Santa Margherita USA: noi non abbiamo la Valpolicella, e loro non avevano una rete così capillare oltre oceano. Lavorare insieme è stata una soluzione di efficienza. Sul versante produttivo, non basterà acquisire prodotto. Teniamo presente che le  grandi catene commerciali difficilmente accetteranno incrementi di prezzi consistenti per non perdere una clientela che deve fare necessariamente i conti a fine mese. Quindi, il vero tema sarà come spalmare i costi i cui incrementi sono quotidiani: dall’energia, alle forniture di cantina..».

L’avvio a Miami di una vostra società di importazione e distribuzione si è rivelata in questi anni molto efficace, vuol dire che la replicherete in altri mercati?

«E’ indubbio che dovrà cambiare l’organizzazione export delle cantine: avere un manager in viaggio per un terzo o la metà del suo tempo è un costo che molto probabilmente sarebbe più utile investire in proprie strutture nei diversi mercati, perennemente attive, con personale locale in grado di comprendere ogni minimo cambiamento. Ovviamente, non è pensabile avviare ovunque una realtà come Santa Margherita USA che ha 80 persone al lavoro nel principale mercato del mondo. Ma penso che partnership possano nascere in mercati meno vasti, ma non per questo meno complessi. Vuol dire che sparirà la figura dell’export manager? No, ma penso avrà una evoluzione  nei prossimi anni».

L’AD Beniamino Garofalo: attenzione al prossimo autunno ed al potere d’acquisto delle famiglie

Santa Margherita ha chiuso il 2021 con vendite pari a 220,4 milioni€, la crescita sul 2020 è stata del 28,3% ma il dato più rilevante è l’incremento sul 2019 (ovvero ai valori pre-pandemia): più 16%. Entrambi i valori sono superiori al CAGR (compound annual growth rate, ovvero il tasso annuo di crescita composto) registrato nel decennio 2010-2020 che si era attestato al 9%.  Notevole l’EBITDA: ben 79,19 milioni di Euro, pari al 35,9%.

In volumi, nel 2021 sono state vendute 25,8 milioni di bottiglie, il 13% in più rispetto a  quanto collocato nel 2019. La crescita è stata robusta nel mercato statunitense (primo mercato del Gruppo con una quota del 51,7% del fatturato) con un incremento del 30,6%, ma anche nel mercato italiano (il secondo per rilevanza col 29,9% delle vendite totali) cresciuto negli ultimi mesi del 29,1%. Crescita a due cifre anche in Canada (più 11,7%) e nel Regno Unito (più 71,8%).  Il Nord America – inteso come Usa, Canada e Caraibi – rappresenta oggi il 60% delle vendite dell’intero Gruppo.

Cifre importanti anche nel capitolo investimenti: un ciclo che dura dal 2005 per un impegno complessivo di 350 milioni. L’anno sorso, altri 13,2 milioni € destinati all’acquisizione di cantine e vigneti (e Pieve Vecchia in Maremma nell’autunno scorso), al capitale umano (l’occupazione è ulteriormente cresciuta sino a 391 unità), alle tecnologie di cantine ed al versante dell’ospitalità. Gli investimenti proseguiranno anche quest’anno grazie allo stanziamento di ulteriori 16,2 milioni€ destinati, anche in questo caso, all’acquisizione di cantine e vigneti (significativo lo sbarco in una delle regioni iconiche del vino mondiale, l’Oregon, rilevando la maggioranza di Coco Winery, nella Willamette Valley), in tecnologie di cantine (in modo particolare è previsto l’upgrade tecnologico di Cà Majol in Lugana) e nell’accoglienza.

La crescita del 2021 ha interessato tutti i brand del mosaico enologico Santa Margherita che hanno registrato tutti incrementi a due cifre:  Kettmeir (Alto Adige) più 49,2%; Torresella (Veneto Orientale) più 32,1%; Mesa (Sardegna) più 31%; Cà del Bosco (Franciacorta) più 30,4%; Cà Majol (Lugana) più 24,2%; Santa Margherita (Conegliano-Valdobbiadene, Alto Adige e Veneto Orientale) più 23,3%; Lamole di Lamole (Chianti Classico) più 22,3%; Sassoregale (Maremma) più 19,5%.

«Una crescita tumultuosa ma equilibrata – commenta Gaetano Marzotto, presidente di Santa Margherita Gruppo Vinicolo – che ha visto l’insieme delle nostre tenute premiate dalla fiducia dei winelover che hanno puntato sulla “certezza” rappresentata dall’offerta di un marchio storico del vino italiano, presente capillarmente in tutti i canali distributivi, e dalla forza intrinseca del nostro Pinot Grigio e del nostro Prosecco. Ma arriviamo a questi risultati grazie allo sforzo iniziato agli inizi del Duemila con il più vasto piano di investimenti realizzato in Italia e negli USA da una cantina italiana con una scelta precisa riguardo alla sostenibilità ambientale – con la conversione in biologico della stragrande maggioranza dei vigneti di proprietà e in conduzione – e  la produzione di energia da fonti rinnovabili. Uno sforzo di rinnovamento che ha avuto significativi riflessi anche sull’occupazione».