(di Bernardo Pasquali). Una bellissima notizia che rende orgogliosi di essere italiani, in momenti in cui forse si sta perdendo un pò di fiducia. Nasce a Cremona, presso il Campus del Politecnico di Milano, il primo Corso di Laurea Magistrale in Agricultural Engeneering. Un traguardo straordinario che porta il nostro paese ad essere uno dei primi al mondo a programmare un percorso di studi simile. Ne parliamo con uno dei fautori, il prof. Filippo Maria Renga, da anni figura emblematica del settore ingegneristico del Politecnico, Ricercatore della School of Management e convinto sostenitore di programmi di studio dedicati all’innovazione e allo Smart Agrifood.

“Sarà una laurea per ridare forza giovane all’agricoltura! – esordisce così il il prof. Renga – Ai miei studenti dico sempre che la laurea non deve essere un pezzo di carta ma deve servire a fare qualcosa a cui qualcuno associa un valore. Con questo nuovo corso di laurea, di valori ce ne sono molti e tutti quanti straordinariamente futuristici e innovativi”. In soli 5 mesi, da fine novembre, quando è partita l’idea, si è arrivati ad oggi con la data già pronta di presentazione del Corso al pubblico il 22 aprile prossimo.

Il prof.Filippo Maria Renga

Sostenibilità e innovazione saranno le colonne portanti del percorso di studi di Cremona. Ma quanto incidono oggi sul modello agrario tradizionale italiano?

“Sostenibilità e innovazione in questo momento nel panorama agroalimentare italiano stanno incidendo ancora poco”. I dati del rapporto 2020 dell’Osservatorio Smart Agrifood, evidenziano come i numeri di Agricoltura 4.0 siano ancora piccoli ma sempre in costante crescita. Nel catastrofico 2020, comunque si è avuto un incremento di un 20% del mercato di Agricoltura 4.0 in Italia, arrivando a produrre un fatturato pari a 540 milioni di euro. Piccoli numeri se si pensa che ad oggi la superficie coltivata con strumenti di Agricoltura 4.0 è dell’ordine del 3-4% della superficie totale.

“L’utilizzo pervasivo di Agricoltura 4.0 è ancora al di là da venire. Però ci sono ottimi utili per le aziende che stanno facendo avvicinare numerosi altri interessati. Quello che manca di più è il capitolo della sostenibilità. Innanzitutto non c’è ancora chiarezza di cosa sia. Ecco perchè questo Corso di Laurea arriva nel momento giusto! Su questo tema, la sostenibilità, si gioca tutta la competitività del sistema agricolo europeo. E l’Italia dovrà giocare un ruolo determinante partendo da una formazione altrettanto competitiva”.

Si può dire che questo Corso di Laurea è uno dei pochissimi al mondo?

“Ci sono stati dei tentativi di mettere assieme temi ingegneristici con temi agronomici, ma con queste caratteristiche del corso di Cremona, ci sono due Università in Spagna, una in Inghilterra, una in Australia, una in Giappone, due negli Stati Uniti. Anche Cremona si può definire quindi pionieristica in questo campo”.

Si tratta di una iniziativa del Politecnico di Milano spinta da una forte esigenza delle imprese?

“Sono 5 anni che lavoriamo con nell’Osservatorio Smart Agrifood a stretto contatto con le aziende. Inizialmente su nostro stimolo, successivamente per una reale esigenza di professionalità nel settore innovazione e ricerca. Tra le altre voglio ricordare, A2A Smart Cities, Imageline, Abaco, Vega, Obo; sono tutte aziende italiane specificamente su progetti di innovazione rivolti al futuro”.

Il Campus di Cremona

Quali saranno le occupazioni riservate a chi si laureerà a Cremona?

“I laureati a questo corso non avranno come possibilità di accesso al lavoro solo attori come le aziende agricole. Dobbiamo pensare che le normali dimensioni di una azienda agricola italiana non da la possibilità di integrare molte figure di questa tipologia. Ma dobbiamo pensare a tutto il comparto dell’agroalimentare, dalle forniture alla vendita. Dalle aziende che producono macchinari, Consorzi di difesa, Consorzi di tutela dei prodotti, le aziende che producono tecnologie utili ad agricoltura 4.0. Non dimentichiamo poi che serviranno figure in grado di insegnare l’utilizzo di tali tecnologie agli imprenditori agricoli. Agricultural Engeneering dovrà avere un impatto positivo anche sulle piccole e medie aziende agricole!”

Quali saranno gli ambiti di azione fondanti il percorso di studi?

“Gli ambiti di azione principali del corso saranno quelli della componente agronomica, della componente tecnologica, la sensoristica, droni, analytics e così via. C’è la componente della gestione di impresa, supply chain management e imprenditorialità, c’è la componente di ingegneria ambientale, e poi la componente un pò più chimica tecnologica”. 

Sarà un corso in lingua italiana o inglese? a chi sarà dedicato?

“Le due figure principali a cui è dedicato questo corso, senza esami da recuperare sono: laureati in Ingegneria e Scienze Agrarie Forestali. E’ possibile per gli altri accedere attraverso una valutazione per verificare se servono recuperare altri crediti. Al termine del corso di studi si può ottenere anche la doppia laurea con altri 30 crediti formativi e la laurea in Agronomia”. 

Sarà un corso a numero chiuso?

“Ci piacerebbe che si potesse partire almeno un centinaio di iscritti e credo che li supereremo. Abbiamo aule grandi fino a 300 posti… Non ci interessano i grandi numeri ci interessa la qualità! Vogliamo fare in modo che la componente di innovazione tecnologica e di sostenibilità siano l’elemento scatenante che consentirà ai giovani di tornare a fare imprenditoria agricola in un’ottica di competitività internazionale”.