(b.g.) Ermenegildo “Gildo” Giusti rafforza la squadra della sua cantina “conquistando” la consulenza di Graziana Grassini – Castello del Terriccio, Tenuta San Guido: queste alcune delle sue consulenze nel passato – per creare vini ancora più rappresentativi del “suo” Montello. Una enologa toscana, per tagliare il nodo gordiano di Prosecchi sempre più uguali e di blend di rossi pensati col solo gusto internazionale. Per Gildo una nuova sfida all’interno di una sfida più grande che l’ha visto nel giro di una decina d’anni investire in una zona svantaggiata della Marca trevigiana 70 milioni € (2,3 dei quali destinati alla ristrutturazione e messa in sicurezza dell’Abbazia di Sant’Eustachio donata poi alla comunità locale), acquisendo una decina di tenute diverse per 125 ettari di vigneto complessivo, 30 già in conduzione biologica. Ma una sfida che poggia su basi molto solide dato che in questo annus horribilis Giusti Wine chiuderà il budget con una crescita importante (ad oggi, più 30%), un valore che per la stragrande maggioranza delle cantine italiane rappresenta un sogno ad occhi aperti: «La nostra fortuna è che viviamo al 98% con l’estero e questo ha bilanciato la situazione italiana che è drammatica: temo di essere facile profeta quando dico che nei prossimi tre anni chiuderà un gran numero di cantine in Italia, fra il 30 ed il 50% delle attuali. Questo però è il mercato e tutto dipende dalla capacità di ogni cantina di reggere le sfide: noi, per questo, per prepararci a questo, abbiamo deciso sin da subito di puntare esclusivamente all’alta qualità. E’ in questa fascia che si può oggi sopravvivere. Non chiuderei occhio la notte se avessi da vendere vini di fascia medio-bassa. No, si vince con la qualità, non con la quantità».
Per reggere alla situazione post-Covid, Gildo Giusti immagina e propone un’alleanza territoriale fra produttori: «Non dobbiamo ripetere gli errori del passato; capisco che l’individualismo è un tratto del carattere tanto italiano che trevigiano, ma l’assenza di cooperazione fra i produttori ha portato alla morte del distretto della scarpa sportiva che trent’anni fa era il cuore dell’economia trevigiana. Non ce lo possiamo più permettere questo atteggiamento! Io presento sempre tutte le cantine del mio territorio, perché è facendo sistema, mostrando che non siamo casi unici ma parte di un sistema più ampio, che diventiamo più credibili e più forti sul mercato».
Altra sfida la sostenibilità: «Non posso immaginare una vigna gestita con la chimica; sono fermamente contrario. Partendo dai vitigni resistenti – assieme alla Facoltà di Conegliano ed ai vivai di Rauscedo: un Merlot, un cabernet sauvignon ed un Sauvignon blanc già in produzione – sino alla lotta integrata, fino al biologico, la vigna deve tornare pura. Vedo il ritorno sul Montello della fauna selvatica che era stata cacciata dagli additivi chimici. E’ questa la strada che noi stiamo compiendo e vedo che anche altri produttori la stanno imboccando. Vedo come tengono oggi i loro vigneti, la cura che ci mettono: dobbiamo fare ancora molto di più». Nella nuova, bellissima, cantina ipogea sulle pendici del Montello, a Nervesa della Battaglia, Graziana Grassini ha già iniziato a mettere mano ai nuovi vini: due i target ad oggi. Il nuovo Prosecco Superiore Asolo DOCG Extrabrut che dovrà essere zero-dosage, senza alcuna aggiunta di zuccheri; la nuova Recantina che tornerà in purezza e con un uso attento del legno e senza apporti di altri vini in blend (anche se la Recantina più premiata aveva nel millesimo 2016 una piccola aliquota di merlot da appassimento): «Siamo partiti con la zonazione all’interno delle dieci tenute per capire le interazioni fra suoli e vigne e puntiamo ad una spiccata identità dei nuovi vini. Vini monovitigno, in purezza, che dicano chiaramente da dove provengano, con caratteristiche proprie e originali. Non vogliamo replicare Prosecchi già visti: questa è una fase diversa» sottolinea Grassini. Fra pochi mesi i primi vini, e già si vedrà l’inizio della nuova stagione di Giusti