(di Carlo Rossi) La dimenticanza è una di quelle da sottolineare con la matita rossa: Focus – rivista prestigiosa, autorevole e quindi obbligatoriamente ancora più rigorosa nei suoi articoli e film – in un promo, peraltro molto azzeccato, su Matera e  le occasioni di visita clikkatissimo in fbook, ha scordato la “cripta del peccato originale”. Una delle gemme nascoste della città dei Sassi, definita “Cappella Sistina dell’Arte Rupestre.

La cripta è meta di numerosi visitatori (non tutti pianificano i viaggi basandosi su Focus, fortunatamente) ed è custodita da Michele Dragone, titolare dell’azienda vitivinicola che – a prezzo di numerosi sforzi – sta portando Matera nei terroir italiani più apprezzati d’Italia. E un vino a volte non è esclusivamente, come dicono molti detrattori, alcool. Ma racchiude in se, quando è vero, territorio, storia, cultura, tradizione. Diventa una occasione, soprattutto per alcune aree del nostro paese ai margini delle grandi arterie di comunicazione, di sviluppo a beneficio di una intera collettività. Una funzione sociale dunque che valorizza ulteriormente il ruolo dell’agricoltore spesso invece poco valorizzato dai media. Questo fa, appunto, Michele Dragone che, a Matera capitale della cultura , elabora un grande primitivo in purezza, con la consulenza dell’enologo Fabio Mecca: il Pietrapenta.

Un vino portabandiera della bellissima città dei Sassi, che arriva da una delle famiglie che hanno contraddistinto per capacità e visione lo sviluppo qualitativo della Lucania intera. Già nella splendida etichetta il vino diventa, come ha ben detto il nostro Presidente Mattarella, “territorio liquido” . Si perché mentre i vigneti poggiano a circa 300 metri sul livello del mare, la cantina di Michele racchiude la cripta del peccato originale, perla della cultura italiana, visitabile e preservata dalla famiglia con giochi di luci accompagnati da canti gregoriani ed una audioguida che illustra i numerosi affreschi di cui è composta.   Tutto questo compare appunto in etichetta sul Pietrapenta Dop: un vino di equilibrio, pulizia, sapidità e colore che da solo basterebbe una visita. Speriamo si possa rimediare e dare così ulteriormente merito all’intreccio agricoltura-vino-cultura. Uno schema molto apprezzato non solo dai winelovers.