Cava, dopo il boom del 2023 è vera emorragia delle vendite del più importante spumante iberico. Il 2024 ha evidenziato un trend negativo che tende a diventare preoccupante anche perchè a cedere non sono soltanto i mercati esteri (tradizionale valvola di sbocco delle bollicine catalane), ma anche il mercato interno dove persino il territorio d’origine del cava e l’area metropolitana di Barcellona registrano un segno meno. All’appello però mancano ben 34 milioni di bottiglie: è come se fosse di colpo scomparso il primo mercato di sbocco.
I numeri: le vendite si sono attestate a 218 milioni di bottiglie, il 13,39% in meno rispetto al 2023. Di queste, soltanto 37,2 milioni sono biologiche (e qui le vendite registrano un più 37%) e 18 milioni sono rosè (che invece tornano in rosso). Brutte notizie per i quasi 6mila produttori che lavorano su ben 37mila ettari di vigneto. I consumatori vanno essenzialmente sul Cava a minor valore aggiunto, il Cava de Guarda con soli 9 mesi sui lieviti: se ne vendono ben 195 milioni di bottiglie, l’89.7% del totale del fatturato. 22 milioni di bottiglie sono Cava de Guarda Reserva o Reserva Superior mentre i Cava de Paraje Calificado, il vertice della piramide qualitativa, veduti sono appena 17mila, lo 0.01% delle vendite complessive.
Qui emerge anche il peso della competizione domestica di Corpinnat che ha venduto il suoi 26 e rotti milioni di bottiglie – il dato 2024 è analogo a quello 2023 – che, però, stanno tutte nella fascia qualitativamente più alta e quindi ha sentito meno il downsizing dei consumi della classe media internazionale.
Cava, i dati dell’export
Se il Cava è prodotto da esportazione vediamo che i mercati extra-Ue si fermano a 64.7 milioni di bottiglie vendute (meno 11% circa) mentre il mercato europeo cede ben il 23.34% fermandosi a 75.2 milioni di bottiglie acquistate. Neppure la Spagna è indenne dalla contrazione delle vendite: meno 3,56% fermandosi a 78 milioni di bottiglie stappate. Crollano del 7.5% i consumi a Barcellona (tengono in valore con un più 0.9% quindi vendite essenzialmente a turisti nell’horeca); crollano i consumi a Madrid, anche qui meno 6.1% ma valori in crescita del 4.8% a conferma che il consumo istituzionale ha il suo peso e calano tutte le zone turistiche dove l’incremento dei prezzi ai turisti salva però baracca e burattini.
In Spagna è arrivato il Prosecco che ha ridotto lo spazio negli scaffali al Moscato (meno 17.2 in volumi, meno 15% in valore) e allo Champagne (meno 6% e meno 2.2% in valore). Le bollicine venete crescono appena dello 0.6% in volumi e ben del 17% in valore. Il no-alcohol tanto celebrato cresce sì a due cifre in volumi e valore, ma ha una quota di mercato appena di poco superiore all’1%.
Cava, in Italia nemmeno mezzo milione di bottiglie vendute
I grandi traditori del Cava sono però i consumatori tedeschi: la Germania da primo mercato con 31 milioni di bottiglie nel 2023 diventa il quinto importatore fermandosi ad appena 11 milioni di bottiglie, meno 66%. Qui pesa anche la crisi tedesca, ma sotto sotto è un segnale di disaffezione profonda. Senza fare nulla, il Belgio diventa il primo mercato di sbocco davanti a USA, Regno Unito, Svezia e poi via via una cinquantina di Paesi diversi. L’Italia acquista meno di mezzo milione di bottiglie di Cava: spagnoli fuori casa, winelover alla ricerca di bollicine d’autore e consumatori della GDO attratti dalle offerte-civetta che però non si tramutano nel tempo in acquisti più maturi e attenti ad un vino che ha una grande dignità, una grande storia, nasce in un ottimo territorio e davvero meriterebbe maggior attenzione.