(di Elisabetta Tosi) E’ un bicchiere di vino piuttosto amaro quello che rischiano di bere i numerosi seguaci del dio  Bacco nei prossimi mesi. Secondo l’Unione Italiana Vini, i rincari degli ultimi mesi finiranno per influire sul prezzo finale delle bottiglie anche del 30-40% in più. Il rialzo dei costi affrontati dalle aziende del vino riguarda l’intera filiera produttiva: dal costo dell’uva a quello di vetro e cartoni, dai tappi alle etichette, dai trasporti (le tariffe per i container sono lievitate del 400%) all’energia elettrica, la cui bolletta per il comparto vino nel suo complesso sfonderà quota 550 milioni di euro. Dell’impatto dell’aumento di questi costi sulle aziende del vino e sui mercati si è parlato nel webinar promosso da WineNet, una rete d’imprese che riunisce 7 cooperative vinicole sparse per l’Italia: le venete Cantina di Negrar e Cantina di Soligo, la piemontese Cantina Pertinace, la toscana Cantina Vignaioli di Scansano, l’abruzzese Cantina Frentana, la campana La Guardiense e la siciliana CVA Canicattì.

“Gli aumenti sono importanti: l’energia elettrica ha visto un rialzo del 70% – ha esordito l’enologo Daniele Accordini, direttore generale della Cantina di Negrar – Molte materie prime sono diventate introvabili in Italia, al punto che noi abbiamo dovuto procurarcele all’estero.  Anche il costo dell’uva è salito, e ora non riusciamo a rientrare nei prezzi richiesti dalla grande distribuzione organizzata (GDO)”.

Né va meglio nell’altro grande canale distributivo, ovvero l’Ho.Re.Ca.: hotel, ristoranti, bar, catering. “A giugno dello scorso anno eravamo coscienti di venire da un periodo molto difficile per i nostri clienti della ristorazione e dei locali – ha detto Cesare Barbero, direttore di Cantina Pertinace – Per questo avevamo deciso di non aggiornare i nostri listini, e di assorbire gli eventuali aumenti dei costi delle uve con ritocchi minimi di 10-15 centesimi a bottiglia. Le riaperture dell’estate avevano indotto tutti all’ottimismo. Ma poi i costi hanno continuato ad aumentare, e noi siamo stati costretti e rivedere le nostre posizioni. Non abbiamo mai avuto grandi marginalità, perchè abbiamo sempre voluto fare vini accessibili a tutti, e quindi siamo stati costretti a ritoccare i prezzi, pur cercando di limitare al massimo i rincari per non gravare troppo sulla ristorazione. Come reagirà il consumatore a questi rincari, lo sapremo solo tra qualche mese”. Riflettendo sulla propria situazione e sui comuni problemi, i produttori hanno però ammesso che situazioni difficili come l’attuale possono servire a dare una svolta al comparto.

Da un lato possono indurre alcune denominazioni – come quella del Morellino di Scansano – a riposizionarsi sul mercato con prezzi che rendono maggior giustizia alla qualità del suo vino, dall’altro costringono tutti gli attori della filiera ad essere più trasparenti nei confronti dei consumatori: “Ci sono aumenti che sono dovuti, perchè i nostri margini sono sempre stati molto bassi – ha commentato Sergio Bucci, direttore della Cantina Vignaioli di Scansano –   Ora è ovvio che qualcosa va ritoccato. E noi crediamo che i buyers se lo aspettino”.

“Penso che il comportamento giusto sia un sano equilibrio tra economia ed etica – ha detto il direttore di Cantina Frentana, Felice Di Biase “ Il buyer deve capire che dietro la nostra bottiglia c’è un territorio, una economia, ci sono centinaia di famiglie. Noi abbiamo sempre privilegiato i rapporti umani, mettendo l’uomo al centro dei nostri sforzi. Quando i nostri interlocutori, i buyers o gli importatori, capiscono la nostra filosofia, diventa tutto più facile, perchè arrivano a condividere la nostra visione. Allora  accettano di fare qualche sacrificio, come accettiamo di farlo noi. Questa visione di cooperazione tra tutti i protagonisti della filiera – ha concluso Di Biase – può essere una soluzione all’attuale situazione di difficoltà. Nessuno si salva da solo,  ognuno di noi deve fare la sua parte”.