A seguito del ritrovamento sul mercato russo di un vino in lattina riportante la dicitura Asti Docg, il Consorzio di tutela ha organizzato un incontro con una qualificata delegazione del Ministero dell’Agricoltura e del Servizio Federale Doganale russo, a cui hanno preso parte rappresentanti dell’ICQRF.
L’obiettivo di questo tavolo di confronto svoltosi a Mosca è di giungere ad un protocollo condiviso, che individuando i tratti fondamentali dell’Asti Docg aiuti i funzionari russi a distinguere l’originale dal contraffatto, spesso prodotto nei paesi limitrofi. Per quanto sia stato unanime il riconoscimento del buon lavoro svolto dagli ufficiali di frontiera, è emersa la difficoltà che esiste laddove si tratti di proteggere una Denominazione di Origine, viste le sue peculiarità.
Accanto ad una copia del Disciplinare di Produzione dell’Asti Docg tradotto in lingua russa, il Consorzio ha segnalato gli elementi principali su cui gli uffici preposti alla vigilanza nel settore vitivinicolo dovrebbero concentrarsi: il confezionamento in vetro, le diciture in etichetta e la presenza obbligatoria della fascetta ministeriale sul collo della bottiglia, della quale si è mostrato il potenziale. Semplicemente inserendo nel sito del Consorzio il codice univoco presente su ogni fascetta è possibile ottenere i dati di tracciabilità, permettendo così il confronto con quanto riportato in etichetta.
Nel porre poi la massima attenzione verso una Denominazione comunque registrata in Russia, le parti hanno espresso l’auspicio di promuovere la conoscenza dell’Asti Docg presso le autorità russe, a tutto beneficio dei consumatori nazionali, che si troverebbero ad acquistare un prodotto controllato e tracciato.
Un’azione particolarmente incisiva, che il Consorzio ha rivolto verso uno dei mercati più importanti per il vino italiano. Superata la grande crisi del 2014, la Russia sta tornando ad essere uno dei mercati di riferimento per le esportazioni italiane, il cui valore è pari a circa 270 milioni. Particolarmente vitale il comparto dei vini spumanti, +17% nel 2018 per totali 166 milioni, tra cui spicca l’Asti Docg in versione dolce. Grazie ad un’immagine ben definita che richiama l’Italian lifestyle, il lusso accessibile ed il divertimento, sono quasi 10 milioni le bottiglie annualmente vendute nel mercato russo, con un prezzo medio che oscilla tra i 10 ed i 15 euro.
Grazie a numerosi controlli effettuati nei punti vendita, e forte del sostegno delle istituzioni nazionali, il Consorzio dell’Asti è riuscito a contrastare efficacemente la contraffazione delle sue bollicine dolci a base moscato sui mercati esteri. Un segnale importante, per una Denominazione che esporta quasi il 90% dei suoi prodotti. Si ricordino in tal senso gli Stati Uniti d’America, che assorbono il 67% del Moscato d’Asti Docg imbottigliato, facendo parlare di una vera e propria ‘Moscato Mania’ oltreoceano.
A fianco di questa attività sono inoltre numerose le iniziative rivolte ai consumatori mondiali e finalizzate ad illustrare le peculiarità dell’Asti Docg, nelle versioni dolce e secco, e del Moscato d’Asti Docg. Vini unici, frutto non solo di una grande uva simbolo del Piemonte enologico ma anche di un terroir conosciuto in tutto il mondo, che nel 2014 ha ottenuto dall’Unesco il riconoscimento a patrimonio dell’umanità.
Ferma è la posizione del Direttore del Consorzio, Giorgio Bosticco “Il confronto con le istituzioni locali è fondamentale per raggiungere la più ampia tutela dell’Asti Docg in Russia. Come spesso capita per i prodotti ad elevato valore simbolo del Made in Italy, anche qui si stanno verificando casi di contraffazione”. “L’immissione a prezzi concorrenziali di prodotti qualitativamente inferiori –continua il Direttore – oltre a provocare un enorme danno economico, mina l’immagine del nostro vino, che anche in Russia è sinonimo di qualità e lusso accessibile. Per questo, nello svolgimento dei poteri di tutela della Denominazione, il Consorzio dell’Asti Docg si impegnerà presso tutte le sedi preposte affinché tale fenomeno sia sconfitto ed i responsabili ne paghino le giuste conseguenze”