(di Bernardo Pasquali). Il mercato dei vini rossi vede letteralmente “rosso” e anche tra le colline del Chianti si cerca di trovare soluzioni per impostare una via d’uscita efficace al consumo del vino. Vista la buona tendenza di consumi dei vini rosè e rosati, l’idea di crearne una nuova tipologia anche per la denominazione toscana è benché pronta e tra poco diventerà una nuova versione certificata nel disciplinare del Chianti DOC.
Una sconfitta? Una calata di brache? Non credo sia così. In effetti crolla un tabù millenario per uno dei vini rossi più iconici del nostro panorama produttivo. Eppure ne va di un’economia del territorio, un indotto esistenziale che non può essere sottovalutato. In questo caso, più che una necessità di stile, come nel caso del Prosecco DOC, dove ha trovato una sua collocazione anche se magari i risultati non sono ancora del tutto definiti, in questo caso diventa proprio una necessità di sostegno alle varie economie delle aziende locali. Dopotutto la società e l’economia si evolvono e anche comparti storici come quello del Chianti.
Mercato dei rosè in crescita, ottima notizia per il Chianti
Il 10% del consumo del vino a livello mondiale appartiene ai vini rosè. E’ il dato che emerge dall’ultimo Rapporto dell’Osservatorio Mondiale dei Rosè, che valuta i consumi sul 2023,pubblicato dal Conseil Interprofessionnel des Vins de Provence (Civp) e FranceAgriMer Le esportazioni mondiali della tipologia, sempre nel 2023, ammontano a 10,8 milioni di ettolitri, con la Spagna leader in volume (39%), seguita da Francia (18%) e Italia (13%), mentre la Francia domina in valore (47%), davanti a Italia (14%) e Spagna (12%), grazie ad un prezzo medio di 4,4 euro a bottiglia e un valore totale di 2,5 miliardi di euro, quasi raddoppiato dal 2014 (1,3 miliardi di euro).


Quando vedremo i primi rosè in commercio e come saranno?
La decisione, già approvata in assemblea, è ora al vaglio della Regione Toscana e successivamente passerà al Ministero per il riconoscimento ufficiale. Quindi sicuramente nel 2026 inizieremo ad assaggiare questo nuovo vino del Chianti e sarà una DOCG. Il futuro Chianti Rosé avrà come base il Sangiovese (almeno il 50%), affiancato da altre varietà autoctone e da una piccola quota di vitigni bianchi, fino a un massimo del 10% come già previsto dal disciplinare. L’obiettivo sarà creare un rosato fresco, fragrante e piacevole, perfetto per intercettare i trend di mercato in forte crescita, soprattutto nei mesi estivi.
I primi commenti provenienti da un guru dell’enologia toscana come Cottarella, presidente dell’Assoenologi, sono riassunti in poche parole dette a Repubblica nel numero del 30 ottobre: “Non ha la struttura di un rosso o di un buon bianco, ma cresce la domanda”. E va oltre con una definizione che non promette molto di buono: “Vino con poco carattere ma alla fine vince il mercato”.Più accomodante e fiducioso il Presidente del Consorzio Giovanni Busi: “Il consumo di rosato è in costante aumento ed è sempre più presente sulle tavole dei consumatori. Il Chianti Rosé DOCG nasce per rispondere a questa esigenza, mantenendo salda la qualità e la tradizione che da sempre contraddistinguono i nostri vini.”
Peer essere più corretti credo che il Chianti rosè nasca sia per rispondere a quell’esigenza di mercato ma anche per rispondere alla richiesta delle aziende di allargare le possibilità di “liberare” le cantine in un periodo storico che non sta aiutando la circolazione del vino, in modo particolare nei mercati più storici, come USA, Nord America, dove snobbano i “rossi” e mantengono alti i consumi di rosè.



















