(di Bernardo Pasquali). La produzione delle Pesche in Italia, negli ultimi 20 anni, ha visto il rapido dimezzamento della superficie coltivata. Un fenomeno che non è dovuto solamente all’ingresso nel mercato di prodotto dai mercati dell’est Europa e da un cambiamento dell’attitudine del consumatore, verso questo frutto. In occasione della Fiera Macfrut 2025 di Rimini, si è tenuto un importante convegno, in occasione del Biosolutions International Congress, organizzato da Agrinet.
Sono molteplici le cause di questo crollo produttivo e le possiamo sintetizzare in: eccessi di pioggia, gelate tardive, nuove fitopatie, aumento dei costi e difficoltà nel reperire manodopera specializzata. Problematiche che si ripetono anche in altri contesti e specializzazioni produttive, dalle quali emerge con forza, l’effetto del cambiamento climatico.
Cosa sono le biosolutions?
Normalmente sono pratiche applicate al mondo dell’agricoltura biologica e tendono a limitare l’impatto della chimica sulla gestione degli impianti. Più che la chimica qui si parla di soluzioni green che sfruttano pratiche e conoscenze legate all’utilizzo di prodotti biocompatibili come ad esempio: fertilizzanti naturali a base di sostanze non di sintesi; biocontrol o pratiche di competizione per controllare la crescita di parassiti e malattie; biostimolanti ovvero sostanza che favoriscono la riproduzione e crescita delle piante.
Si tratta di un fenomeno di applicazione di standard agrari che si pensa possano arrivare ad un investimento nel 2030 pari a 630 miliardi di euro. Secondo i dati Euractiv il potenziale di crescita dei mezzi biologici per favorire il miglioramento delle pratiche agrarie avrà un potenziale enorme e la crescita economica delle aziende legate a questo settore lo dimostra ad esempio l’azienda Emergent Biosolutions che, nel 2023 era in perdita e, nel 2024, ha presentato un bilancio finale con +184 milioni di euro del margine operativo lordo (EBIDTA).
L’esperienza spagnola delle biosolutions per le Pesche
Per dare un quadro internazionale del pesco a livello internazionale è intervenuto Estanis Torres, specialista ricercatore in peschicoltura all’Istituto Irta della Catalogna. “Le coltivazioni di pesche e nettarine sono le colture fruttifere più importanti in Spagna, con oltre 1,5 milioni di tonnellate (rappresentano il 43% della produzione di pesche dell’UE).
Da sperimentazioni svolte dal nostro istituto è stato dimostrato il contributo dei biostimolanti nel contrasto agli stress abiotici. In particolare, l’applicazione fogliare di biostimolanti a base di antiossidanti, osmoprotettori e crioprotettori aumenta la tolleranza dei fiori di pesco allo stress da gelo, i biostimolanti a base di silicio possono aumentare la tolleranza degli alberi di pesco allo stress da siccità, mentre i trattamenti con calcio e biostimolanti a base di silicio possono ridurre l’avvizzimento nelle nettarine”.
Il crollo delle coltivazione del Pesco negli ultimi 20 anni
Carmelo Mennone, Direttore Ricerca di ALSIA ha fatto il punto sulla situazione con particolare attenzione al Sud Italia: “Nel 2003 in Italia si contavano 64.553 ettari coltivati a pesco (dati ISTAT), con il 21,8% localizzati in Emilia Romagna e il 26,4% in Campania. Nel 2024 gli ettari sono scesi a 36.692, con solo il 6,6% in Emilia Romagna e un 38,8% in Campania. Il baricentro produttivo si è spostato al Sud, ma le problematiche rimangono comuni. La peschicoltura è diffusa in maniera non omogenea sul territorio, ma è fortemente specializzata ed innovativa”.
Soluzioni pratiche innovative già in azione
Paolo Bacchiocchi di Bayer Crop Science ha presentato Vynyty Pro Press, una soluzione in gel biodegradabile per il controllo della tignola orientale del pesco (Grapholita molesta). Il prodotto si basa sulla tecnica della confusione sessuale, grazie al rilascio lento e costante di feromoni. Il gel è composto da ingredienti naturali, come cera e olio di girasole.
Michaela Sacchetti di Ascenza ha illustrato le caratteristiche di Valesco®, prodotto a base di estratto di ortica, efficace contro gli afidi e agisce sia in modo diretto sul patogeno, sia in modo indiretto stimolando le difese naturali della pianta. Ha inoltre presentato Prev-Am® Plus, prodotto caratterizzato da un olio essenziale di arancio dolce con azione insetticida, fungicida e acaricida. La sua efficacia si basa prevalentemente su un’azione di contatto ed è dimostrata la sua efficacia contro gli adulti e gli stadi giovanili. Entrambe le soluzioni fanno parte dell’innovativa Linea Blexia.
Matteo Paganelli di Gowan Italia ha presentato Remedier®, un agrofarmaco biologico a base di Trichoderma asperellum e Trichoderma gamsii. Il prodotto, impiegabile sulle drupacee per prevenire i cancri rameali, agisce attraverso tre modalità: compete con i patogeni per spazio e nutrienti, esercita un parassitismo diretto riducendo lo sviluppo del patogeno, e crea una barriera protettiva in grado di colonizzare le micro-ferite, potenziali siti d’ingresso.