(di Sara Falchetto)
In occasione del Festival del Franciacorta, Castello Bonomi, storica realtà di Casa Paladin, ha celebrato i suoi 40 anni di storia e di passione attraverso una degustazione guidata dei suoi quattro vini rappresentativi, i CruPerdu. A condurre la degustazione, un racconto a due voci: Martina, figlia della famiglia Paladin, e Luigi Bersini, Chef de Cave, che ha accompagnato gli ospiti in un viaggio tra passato e presente, partendo proprio dal territorio che ha reso possibile tutto questo, ovvero il Monte Orfano.
La storia di Castello Bonomi
Luigi racconta la storia del primo vigneto che si incontra salendo verso il Castello: «Il primo vigneto da uve di Pinot Nero è stato piantato nel 1985, ed è proprio da qui che nasce la nostra Riserva Lucrezia, in tre diverse etichette. All’inizio usavamo due sistemi di allevamento. Il primo era il Sylvoz: avevamo circa 1.300-2.000 piante per ettaro e ogni pianta produceva anche 7-8 kg d’uva.
La particolarità di questo sistema è che, col peso dei grappoli, il tralcio tendeva a scendere verso il basso – spiega – questo creava una distinzione naturale tra la fascia produttiva, quella dei grappoli, e quella vegetativa, cioè delle foglie. Poi siamo passati al Guyot, un sistema che ci ha permesso di raddoppiare la produzione: qui il tralcio cresce verso l’alto anziché ricadere. È stato un cambiamento importante, anche in termini di gestione agronomica e di qualità.»
Si arriva poi al vigneto che dà vita al CruPerdu. Luigi spiega le origini di questi vini: «Il CruPerdu nasce in una zona che, negli anni ’70, era stata completamente abbandonata. Era un vigneto perso, dimenticato. Poi, nel 1985, grazie alla famiglia Bonomi, abbiamo iniziato a recuperarlo. Proprio in quell’anno abbiamo fatto la nostra prima spumantizzazione, un passaggio fondamentale. Da lì è partito il lavoro di sistemazione di tutti i vecchi vigneti abbandonati – prosegue – in quella zona c’erano diverse varietà, sia a bacca bianca che rossa, ma noi ci siamo concentrati sul Pinot Nero.
All’inizio lo abbiamo tenuto sotto osservazione, con piccole vendemmie sperimentali. Poi, vedendo il potenziale, abbiamo deciso di investire davvero: abbiamo moltiplicato le barbatelle e realizzato un vero e proprio vigneto dedicato. Oggi non usiamo diserbanti, lavoriamo in biologico. Questo ci permette di mantenere una biodiversità molto ricca, che crea un ambiente favorevole alla coltivazione e alla qualità delle uve.»
Il vigneto “perso” di Castello Bonomi: il CruPerdu
CruPerdu Annata 2004
Il percorso di degustazione si apre con la prima tappa, dedicata al primo CruPerdu. Luigi racconta la storia che si cela dietro questo vino: «Nel 1985, dopo le prime spumantizzazioni, c’era la convinzione che fosse difficile produrre Franciacorta nella zona del Monte Orfano. Io l’ho presa come una sfida.
Abbiamo cominciato a lavorare con determinazione e l’annata 1988 è stata addirittura menzionata nella Guida dei Vini del Mondo come un Franciacorta di struttura. Ciò ci ha reso consapevoli che era possibile farcela. Nel 1999 è nata la prima Riserva Lucrezia e, nel 2004, in collaborazione con il signor Valenti, abbiamo voluto creare un vino che rappresentasse davvero il Monte Orfano. Così è nato il primo CruPerdu: un vino prodotto senza fermentazione malolattica.» Si tratta di un Pinot Nero in purezza, dal carattere sapido, espressione diretta del territorio.
CruPerdu Annata 2007
La seconda tappa è dedicata all’annata 2007, la prima in cui si percepisce un cambiamento importante: è infatti la prima vendemmia precoce, effetto del cambiamento climatico. «Cambia il ciclo vegetativo delle piante – spiega Luigi – da qui nasce una maggiore attenzione all’ambiente, che ci ha portato ad aderire a progetti come Ita.Ca, dedicato al monitoraggio e alla riduzione dell’impronta carbonica, e BioPass, che promuove la biodiversità nei vigneti.»
In quest’ambito, l’azienda ha anche recuperato l’antico vitigno autoctono bresciano Erbamat, con il supporto del team tecnico di Castello Bonomi. Una varietà che potrebbe rivelarsi fondamentale per affrontare le sfide climatiche del futuro. Nel bicchiere, il vino evolve da note di panetteria verso sentori più dolci e complessi: pasticceria, frutta candita e pan brioche. I profumi di frutto si attenuano lasciando spazio a intensi aromi terziari.
CruPerdu Grande Annata 2016. Tra i 100 migliori vini al mondo
Giunti alla terza tappa del nostro percorso, incontriamo un’etichetta capace di conquistare il mondo. Castello Bonomi oggi produce circa 60.000 bottiglie l’anno e, se in alcune annate utilizza Pinot Nero proveniente da diversi vigneti dell’azienda, in quelle davvero eccezionali, come la 2016, l’uva proviene esclusivamente dal Monte Orfano. Il vino che nasce da questa selezione prende il nome di CruPerdu Grande Annata.
L’annata 2016 è stata segnata da una primavera fresca e piovosa nei mesi di maggio e giugno, condizioni che hanno favorito un’ottima idratazione delle viti. Parte dello Chardonnay ha fermentato e affinato in barrique, mentre il Pinot Nero ha seguito un percorso in acciaio. I bâtonnage, lunghi e frequenti sia in vasca che in legno, hanno contribuito a definire struttura e complessità. Il vino ha così raggiunto eccellenti livelli di acidità e pH, affinando sui lieviti per circa 72 mesi.
Il risultato è un’etichetta straordinaria: il CruPerdu Grande Annata 2016 ha ottenuto 97 punti su 100 da Wine Enthusiast ed è entrato nella classifica dei 100 migliori vini al mondo, risultando l’unica cantina della Franciacorta selezionata e piazzandosi al settimo posto assoluto, come racconta con orgoglio Martina Paladin.
CruPerdu 2020
L’ultima tappa si conclude con un calice di CruPerdu 2020, frutto di un’accurata selezione di uve Chardonnay e Pinot Nero raccolte nella stessa vendemmia. L’annata si è contraddistinta per un germogliamento regolare e una primavera relativamente asciutta. Le piogge di giugno, abbinate a temperature contenute e al mese di luglio caldo, secco e ben ventilato, hanno garantito condizioni ideali per una maturazione completa e omogenea delle uve, elevando il potenziale qualitativo del raccolto.
In fase di vinificazione si è optato per una pressatura soffice, e la fermentazione è avvenuta a basse temperature per preservare l’integrità aromatica e valorizzare la finezza espressiva del vino. Il Pinot Nero ha poi affinato per circa otto mesi in serbatoi d’acciaio termo-condizionati, mentre lo Chardonnay è stato in parte fermentato e maturato in piccole botti di rovere per lo stesso periodo, prima di essere assemblato nella cuvée finale.