L’Australia vanta diverse centinaia di ettari già coltivati a Prosecco, con diverse decine di milioni di piante in produzione ed una produzione di 20 milioni di bottiglie, oggi, tutte denominate Prosecco in etichetta. Qualcosa però potrebbe cambiare presto. Secondo l’articolo di Subhash Arora, delWine-India, gli Aussie ora temono che la controversia sul Prosecco con l’Italia blocchi le trattative per il trattato di libero scambio fra Australia e Unione Europa. Spiega infatti Subhash Arora: «Sebbene la King Valley in Australia continui a produrre Prosecco dopo aver vinto la causa legale contro l’Italia, la controversia in corso tra Italia e Australia ha preso una piega negativa, con gli Italiani che stanno mettendo pressione sull’Australia come pre-condizione per la negoziazione in corso dell’Accordo di libero scambio UE-Australia. L’esempio potrebbe essere la “questione Tokai” che ha impedito al  Friuli  di utilizzare in etichetta la parola “Tocai” a favore dell’Ungheria. L’Australia potrebbe anche iniziare a cercare un’alternativa per nominare lo spumante.  I produtori italiani sembrano pronti a dichiarare guerra alle cantine australiane che offrono il loro Prosecco. Matthew Rimmer, professore della Queensland University of Technology in materia di proprietà intellettuale e innovazione, afferma che il vino leggero, secco e frizzante sarà un test importante per le indicazioni geografiche, o IG, per cibo e vino nell’ambito del nuovo accordo di libero scambio tra Australia e Europa.  Il primo turno di colloqui si è tenuto a Bruxelles tre settimane fa.
L’Australia ha fornito una protezione speciale per lo Champagne e altre regioni vinicole europee in passato. Ma il problema attuale è sorto perché i produttori italiani di Prosecco hanno spostato il nome del vino da uno di un vitigno a quello di ubicazione geografica. Prima del 2009, quando è nato l’attuale Prosecco DOC e DOCG, l’uva Glera, un minimo del 90% del quale deve essere usato per produrre il Prosecco con il metodo Charmat, era conosciuto come Prosecco come lo era il vino. Con la crescente popolarità del vino a livello globale, i produttori italiani hanno cercato un IG e l’hanno ottenuto dall’UE. Nel frattempo, gli australiani, molti dei quali di origini italiane, hanno iniziato a produrre uva Prosecco negli anni ’90 nella King Valley  vendendo circa 20 milioni di dollari l’anno scorso.
« Gli Italiani stanno cercando di mettere pressione, non solo all’Australia, ma anche la stessa Commissione Europea che sta facendo i negoziati, così da sottolineare quanto sia importante per l’Italia avere una vittoria su questo – dice Tony Battaglene , amministratore delegato della Federazione australiana dei produttori di vino -. Preoccupa che l’accordo per il commercio di vino tra l’Australia e l’Unione europea sarà anch’esso integrato nei negoziati commerciali.  Non c’è dubbio che cercheranno di minacciare, costringere e fare pressioni sul nostro governo per rinunciare al nostro diritto di usare un certo numero di vitigni».
Secondo un  Rapporto pubblicato in precedenza su delWine, un tribunale australiano si era pronunciato a favore dei produttori locali affinché continuassero a produrre Prosecco con le uve Prosecco. Gli italiani stanno ora utilizzando il rinnovo della FTA come una carta di contrattazione per garantire che il governo australiano soccomba alla loro pressione.  Fino ad allora King Valley continuerà  a produrre Prosecco.
In ultima analisi, la questione probabilmente verrà risolta proprio adottando il modello Tocai:  e sebbene fosse coltivata da oltre 150 anni in Friuli, l’Ungheria ha insistito molto sul proprio Tokaj facendone un problema per l’adesione all’UE. Alla fine, i produttori friulani hanno dovuto perdere la battaglia a malincuore, per il maggiore interesse dell’Italia e dell’UE. Se l’Australia sacrificherà il prosecco di King Valley per il più grande interesse della nazione, lo decideranno i prossimi colloqui sul FTA.