(di Carlo Rossi) La Calabria del vino vive un momento destinato a entrare nei libri di storia enologica: il Cirò Classico ottiene il riconoscimento DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), il più alto livello di qualità previsto in Italia.
Un traguardo ufficializzato dal Regolamento UE n. 2025/1518 e conquistato grazie al lavoro congiunto di produttori, istituzioni e comunità locali, unite dal desiderio di dare nuova voce a un territorio dal cuore antico.

Calabria, nell’élite delle grandi denominazioni

Il Cirò non è un nome nuovo nel panorama vitivinicolo: è una delle DOC più antiche d’Italia (dal 1969) e simbolo della Calabria enologica. Ma il passaggio a DOCG segna l’ingresso in una ristretta cerchia di eccellenze, con un disciplinare più rigoroso e identitario.
Le nuove regole parlano chiaro: almeno 90% di uve Gaglioppo, massimo 10% di Magliocco o Greco Nero, esclusione delle varietà internazionali, zona di produzione limitata ai soli territori storici di Cirò e Cirò Marina, rese contenute e invecchiamento minimo di 36 mesi (di cui 6 in legno). L’imbottigliamento? Rigorosamente in zona.

Cirò, curiosità sul Gaglioppo

Il Gaglioppo è uno dei vitigni autoctoni più antichi d’Italia, la cui origine si perde nel tempo, probabilmente introdotto in Calabria dai Greci più di 2.500 anni fa. Il suo nome affascina per la possibile derivazione da “galea”, la nave da guerra, e “glioppo”, che richiama il colore rosso intenso dei suoi vini, legato a storie di equipaggi e nobili che lo bevevano. Questo vitigno ama il clima mediterraneo, prediligendo terreni poveri e soleggiati, resistendo bene alla siccità ma mostrando sensibilità all’umidità eccessiva.

Nel Cirò Classico è il protagonista indiscusso, rappresentando almeno il 90% del blend previsto dal disciplinare DOCG. I suoi vini si distinguono per un’eleganza tannica morbida e profumi che spaziano dalla frutta rossa alle erbe aromatiche, capaci di invecchiare con grazia per oltre un decennio. Oltre ai corposi rossi, il Gaglioppo è usato anche per freschi rosati, molto apprezzati nel panorama del Sud Italia.

Calabria, il Gaglioppo portato dai coloni greci

La leggenda narra che il Gaglioppo sia arrivato sulle coste ioniche della Calabria con i coloni greci, approdati a Kroton oltre venticinque secoli fa. Questi navigatori e guerrieri portarono con sé viti robuste, capaci di sopravvivere al vento salmastro e al sole cocente del Mediterraneo. Nelle anfore di terracotta, il vino di Gaglioppo avrebbe persino accompagnato gli atleti olimpici, offerto come ricompensa dopo le gare.
Da allora, radicato tra i colli argillosi e sabbiosi di Cirò, il Gaglioppo ha continuato a raccontare una storia di resistenza e identità, intrecciando la sua linfa con le vicende di un popolo e del suo mare.

Il Festival: una festa di territorio
Per celebrare il riconoscimento, dal 7 al 10 agosto Cirò Marina ospita la 10ª edizione del Cirò Wine Festival: quattro giorni di degustazioni, cene sotto le stelle, trekking tra i filari, tour in e-bike, concerti e masterclass.
Gli eventi “OFF” animeranno cantine e borghi, con esperienze immersive tra vigneti e botti, racconti di viticoltori e assaggi di cucina tradizionale.

Attesa per il gran brindisi
Il momento clou sarà il 10 agosto ai Mercati Saraceni di Cirò Marina: un grande brindisi collettivo, banchi di assaggio con le cantine del Consorzio di Tutela, piatti tipici e musica dal vivo. Sul palco, Emilio Spataro, Mimmo Epifani con Tonino Carotone, José Barros e il DJ set di Malena.

Orgoglio calabrese
«Il Cirò Classico DOCG è il volto più autentico e ambizioso del vino calabrese» dichiara Carlo Siciliani, presidente del Consorzio di Tutela Cirò e Melissa. «Questo riconoscimento non è un traguardo finale, ma l’inizio di una nuova fase: ci impegna a fare ancora meglio, custodendo il nostro paesaggio e la nostra identità.»

Il 10 agosto, quando i calici si alzeranno verso il cielo stellato di Calabria, non si brinderà soltanto a un vino, ma a una storia millenaria che oggi trova un nuovo capitolo di eccellenza.