Barilla, non solo Formula Uno: c’è uno spot in onda sulle televisioni nazionali in questi giorni “dedicati” al Gran Premio d’Italia a Monza, una delle corse iconiche del motorismo mondiale. Lo spot è firmato dal colosso alimentare di Parma da quest’anno partner ufficiale della Formula Uno, categoria nella quale ha corso l’attuale vicepresidente, Paolo Barilla. Racconta della profonda trasformazione del brand italiano più noto della pasta, una trasformazione che parte da lontano. Iniziamo dallo spot che vedete qui sotto:

La storia narrata è autentica, primo dato importante; la ricostruzione è minuziosa negli ambienti, nell’abbigliamento, nelle vetture e nei materiali di scena; il messaggio è immediato e diretto: “Come in famiglia” e vale in tutto il mondo.

Quanto sia autentica la storia lo confermano non soltanto i materiali disponibili a corredo dello spot (come l’intervista a “Pasticcino” il meccanico-cuoco della Ferrari), ma anche le testimonianze di chi ha avuto la fortuna di frequentare quelle corse, alla fine degli Anni Settanta, con interminabili trasferte a Monza per allestire le tribunette abusive dei tifosi e con la possibilità, nei giorni immediatamente antecedenti il parco-chiuso, di entrare liberamente nei box, conoscere i protagonisti, guardare le macchine sui cavalletti…

Ma questo è lo spot. E ci interessa il giusto. Il punto è un altro, a nostro avviso, ed è la capacità dell’agroalimentare italiano di continuare ad innovare un prodotto maturo, che pochi anni fa era persino considerato junk-food, nocivo alla salute in alcuni mercati, e che oggi ha saputo trovare nuove caratteristiche, nuove funzionalità, nuovi consumatori senza mai abdicare al suo ruolo di ambasciatore della cucina mediterranea.

Guardate, ad esempio, in questo spot il contrasto fra i pochi secondi dedicati allo spuntino del pilota inglese (sembrerebbe Rupert Keegan) con il piatto di spaghetti. Uno spuntino scuro, col ripieno altrettanto scuro, mangiato in solitudine. Al contrario, il piatto di pista è in piena luce, ricco di colore, consumato in compagnia (l’altro pilota assomiglia a Niki Lauda che nel 1979 era a Monza con la Rossa).

Il messaggio che parte da Parma è chiaro: la pasta è un alimento globale, intrinsecamente legato all’attività sportiva, che racchiude al suo interno caratteristiche nutrizionali eccellenti e un’altrettanto eccellente capacità di creare condivisione, legami profondi, famiglia.

Quello di Barilla è un messaggio molto “italiano” per una multinazionale italiana (fondata nel 1877) che vanta stabilimenti in tutto il mondo (ben quattro nel solo Nordamerica, 15 complessivamente nel mondo ed altrettanti in Italia) e che da anni è impegnata in un’azione importante sul tema della sostenibilità ambientale, sulla corretta alimentazione, sull’impegno per un cibo “del futuro” che non lasci nessuno escluso, sulla gestione delle acque, su rapporti economici fair con una comunità di migliaia di fornitori di materie prime certificate e tracciabili, sulla difesa del grande patrimonio culturale della gastronomia nazionale con una biblioteca che raccoglie 170mila volumi dedicati.

Tutto questo dà profondità e spessore alla ricerca su nuovi prodotti e tipologie di pasta che rendano gourmet il desco quotidiano di milioni di famiglie.

L’agroalimentare italiano, con questo spot Barilla, dimostra che è tutt’altro che passivo e che è in grado – lavorando su sé stesso, le proprie qualità, la forza della materia prima, il saper fare frutto di generazioni di panificatori, pastai, contadini, norcini, casari e allevatori – di restare ai vertici mondiali del settore guardando dall’alto le miserie di dazi, italian sounding e così via. Un primato che il sistema-Italia deve saper difendere a ogni costo.