(di Carlo Rossi) Sulle creste silenziose del Caucaso, dove il vento porta con sé l’eco di secoli, le vigne dell’Armenia raccontano storie che nessun libro ha mai scritto. Ogni filare è un verso, ogni grappolo una parola, ogni sorso un ricordo che affiora dalle profondità del tempo.Tra pietre vulcaniche e monasteri scolpiti nella roccia, due voci si levano chiare: Areni, rosso di eleganza antica, e Kangun, bianco dal respiro fresco e minerale.
Sono i figli di una terra che ha visto nascere il vino, nutrita da altitudini vertiginose e custodita da leggende millenarie.Berli significa ascoltare — e lasciarsi attraversare — da quel canto antico che il Caucaso intona da oltre seimila anni.
Lo stemma nazionale, adottato nel 1992, riassume in un’unica immagine la storia e l’identità del Paese. Al centro troneggia lo scudo del Monte Ararat, con l’Arca di Noè sulla vetta, affiancato dai simboli delle quattro dinastie storiche armene: Artaxidi, Bagratuni, Rubenidi e Arsacidi. Due figure lo sorreggono: l’aquila e il leone, emblemi di potere e coraggio. I colori — oro, rosso e blu — richiamano quelli della bandiera nazionale e il legame profondo tra il popolo e la propria terra.
In Armenia, la vite cresce spesso a poca distanza da monasteri millenari, che sembrano vegliare sulle vigne. Tra i più celebri c’è Khor Virap, dove lo sguardo spazia fino al Monte Ararat, e Noravank, incastonato in una gola di rocce rosse nella regione di Vayots Dzor, la stessa del vitigno Areni. Questi complessi non sono solo luoghi di culto, ma anche custodi di antiche conoscenze agricole: qui i monaci hanno tramandato, nei secoli, saperi sulla viticoltura e sulla vinificazione.
Takar Kangun 2020, il fascino discreto del bianco armeno
Prodotto con uve Kangun 100%, questo bianco nasce nella regione di Armavir, a 1.200–1.300 metri di altitudine, su suoli vulcanici e calcarei che regalano mineralità e struttura. La vendemmia è manuale, tra fine settembre e inizio ottobre, e la vinificazione avviene in acciaio, mantenendo intatta la freschezza varietale.
Nel calice si presenta di un giallo paglierino brillante. Al naso è un mosaico di frutta — pera, mela verde, mela cotogna — con una lieve nota balsamica. In bocca è rotondo, equilibrato tra sapidità e bevibilità, con un finale fresco e aromatico che lo rende ideale con pesce, frutti di mare e persino una torta di mele appena sfornata. Gradazione alcolica: 13%, perfettamente integrati.
Lusarev Areni 2022, l’eleganza rubino del Caucaso
Dalla pittoresca regione di Vayots Dzor, a 1.490 metri di quota, nasce questo rosso secco da uve Areni selezionate. Prodotto dalla Wine of Armenia Company, colosso vitivinicolo del Paese, il Lusarev Areni unisce la freschezza dell’altitudine alla ricchezza aromatica del vitigno.
Il colore è un luminoso rosso rubino. Il profumo ricorda il ribes nero e piccoli frutti di bosco, con un accenno di spezie leggere. In bocca si muove con passo elegante, perfettamente bilanciato, con tannini gentili e un finale persistente che invita al sorso successivo. È un rosso che sorprende per la sua raffinatezza, capace di accompagnare sia piatti di carne bianca speziata che formaggi a media stagionatura.
Armenia, un “Rinascimento” enologico
Dopo le restrizioni dell’epoca sovietica, che privilegiavano brandy e vini sfusi, questo Paese ha ritrovato la propria identità enologica. I viticoltori di oggi stanno riscoprendo varietà come Areni e Voskehat, curando vigne secolari e coltivando nuovi impianti in alta quota. Il tutto, con uno sguardo rivolto al mercato internazionale. In Italia, Casa Armenia a Torino è il ponte diretto con questa tradizione: un importatore che seleziona e distribuisce vini e liquori armeni, offrendo ai professionisti un’occasione per proporre ai clienti bottiglie rare, autentiche e cariche di storia.