Pasta Zara batte il gigante spagnolo del tessile Inditex: il Tribunale dell’UE (GCEU) si è pronunciato mercoledì sulla controversia tra il gruppo iberico che ha il marchio di abbigliamento Zara e la società Ffauf Italia che così potrà utilizzare il suo storico nome che dal secondo dopoguerra rappresenta i prodotti della famiglia Bragagnolo, fornai a dal 1898 che nel 1932 avviarono un pastificio a Zara, oggi in Croazia, ma allora parte integrante del Regno d’Italia.
La controversia durava da ben 17 anni. I giudici hanno stabilito che la società italiana – che ha oggi sede a Riese Pio X dopo esser stata avviata a Castelfranco Veneto oggi presieduta da Furio Bragagnolo, a destra nella foto qui sotto – non ha agito in malafede al momento della registrazione del marchio nel 2008. Ed è che, come è stato accreditato, Ffauf Italia aveva già utilizzato il termine “pastazara” prima che Inditex depositasse la domanda di registrazione del marchio Zara (il 3 luglio 2001), e anche prima dell’espansione del marchio galiziano negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso.
Con questa decisione, i magistrati annullano la risoluzione dell’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) del maggio 2023, in cui l’organismo ha convalidato le motivazioni di Inditex, in corso di ratifica lo scorso anno. Una sentenza importante dato che Pasta Zara viene oggi venduta in più di cento Paesi nel mondo.
In questa occasione, il GCEU accoglie il ricorso di Ffauf Italia sostenendo che l’EUIPO “ha erroneamente ritenuto che non vi fosse una giusta causa” nell’uso del marchio Pasta Zara, secondo un comunicato della Corte. Per giusta causa si intendono i motivi che consentono a un marchio di continuare ad essere utilizzato quando si scontrano con i diritti di un’altra società.
Pasta Zara, la sentenza riconosce la storicità
In questi casi, l’UE cerca di conciliare gli interessi del titolare di un marchio per proteggerlo con quelli di un terzo quando utilizza i segni distintivi dei suoi prodotti. «L’uso da parte di un terzo di un segno simile a un marchio notorio può essere considerato un giusto motivo se, da un lato, risulta che tale segno è stato utilizzato prima del deposito della domanda di registrazione di detto marchio notorio e, dall’altro, che tale uso è stato effettuato in buona fede», spiegano i magistrati nella loro sentenza.
E la verità è che l’uso del nome “Zara” da parte di Ffauf Italia è legato all’origine della sua attività nella città dalmata di Zara negli anni ’30 del secolo scorso – che è stata poi ribattezzata Zara (Croazia). L’EUIPO ha ignorato questo fatto nell’esaminare i fattori per determinare se vi fosse una giusta causa per l’uso dello stesso nome, e quindi obbliga l’organo a emettere una nuova sentenza.