(Di Sara Falchetto)

Il 27 giugno 2025 torna il Rosé Day, una data ormai imperdibile per tutti gli amanti del buon bere. Dal 2018, infatti, ai vini rosati è stata dedicata un’intera giornata celebrata in tutto il mondo. I rosati, da sempre protagonisti delle tavole estive, stanno vivendo infatti un vero e proprio momento d’oro, stanno finalmente uscendo dall’ombra dei “fratelli maggiori” — i rossi e i bianchi — per prendersi il meritato spazio. Non sono più solo vini estivi da aperitivo, oggi si parla di rosati di terroir, pensati con la stessa cura dei grandi rossi, vinificati con attenzione e proposti in bottiglie che raccontano storie autentiche.

Hanno saputo scrollarsi di dosso l’etichetta di vino “di passaggio”, conquistando un posto d’onore in ogni stagione. Merito della loro sorprendente versatilità: sono perfetti tanto per un aperitivo informale quanto per accompagnare un pasto completo. Dietro a questa evoluzione c’è il lavoro attento dei vignaioli, che hanno saputo trasformare il rosato da “via di mezzo” a prodotto di carattere e stile, capace di raccontare territori, uve e tradizioni con voce propria.

La Sicilia è rosé

Tra le realtà italiane che meglio esprimono l’anima eclettica del rosé, la Sicilia brilla per identità e complessità. I suoi rosati sono veri e propri inviti alla scoperta: vini che sanno essere conviviali e immediati, ma anche profondi e raffinati, perfetti tanto per una serata tra amici quanto per piatti strutturati. La Sicilia è un continente vinicolo in miniatura, con 24 denominazioni, paesaggi mozzafiato e una straordinaria varietà di suoli – dai terreni lavici dell’Etna a quelli calcarei, sabbiosi, argillosi o tufacei di altre zone dell’isola.

In questo mosaico di terroir nascono vini rosé che, pur condividendo lo stesso spirito, raccontano storie molto diverse tra loro. A firmare questi vini sono alcuni dei vitigni autoctoni più rappresentativi della regione: Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Frappato, Nerello Cappuccio, Perricone, Nocera. Ma i vini rosati si stanno affermando anche in altre parti d’Italia, dal Lago di Garda all’Abruzzo, dall’Alto Adige al Salento.

I vini rosé diventano “Premium”

La crescente attenzione di produttori e consumatori ha dato vita a una vera e propria “premiumizzazione” del rosato: un’evoluzione che ha trasformato questo vino in un prodotto elegante, ricercato, talvolta persino da collezione. Il rosato non è più un compromesso tra bianco e rosso, ma una scelta precisa, di gusto e di stile.

Basta guardare a un’icona come il Five Roses della storica cantina Leone de Castris, in Salento. Nato nel 1943, è stato il primo rosato italiano imbottigliato. Oggi si presenta con uno stile rinnovato ma fedele alla sua anima. È un vino che racconta le radici di un territorio, ma con il fascino di chi sa viaggiare lontano.

Sempre in Puglia, ma con un’impronta più contemporanea, la famiglia Antinori — celebre per i suoi grandi rossi toscani — ha scelto di investire nella produzione di rosato con il suo Trentangeli Rosato. Qui il protagonista è l’Aglianico, uva potente e austera, reinterpretata in chiave più fresca e minerale.  Spostandosi in Abruzzo, il rosato cambia ancora volto. Il Don Rosario della cantina Torre dei Beati è un Cerasuolo d’Abruzzo fuori dagli schemi: intenso nel colore, profondo nei profumi, capace di evolvere con il tempo.

Il rosé del Lago di Garda

Spostandoci nei nostri territori, tra i rosati italiani che negli ultimi anni hanno saputo distinguersi per eleganza e personalità, spicca il Valtènesi Chiaretto DOC. Questo vino nasce sulla sponda bresciana del Lago di Garda, in quel lembo incantevole di terra che prende il nome di Valtènesi. Qui, il clima mite mitigato dalla presenza del lago, unito a una tradizione vitivinicola antica e radicata, dà vita a un rosato dalla personalità unica: sottile, raffinato, affascinante.

Tra le sue interpretazioni più rappresentative c’è senza dubbio il rosé RosaMara della cantina Costaripa, realtà di riferimento situata sulle colline di Moniga del Garda, affacciata direttamente sul lago.

Il Valtènesi Chiaretto non è un rosato qualsiasi. È un vino che nasce da un’idea precisa e da una filosofia produttiva attenta ai dettagli. Le uve – principalmente Groppello, affiancato da Marzemino, Barbera e Sangiovese – vengono vinificate secondo il metodo tradizionale del “vino di una notte”: il mosto resta a contatto con le bucce solo per poche ore, quel tanto che basta per conferire al vino il suo inconfondibile colore rosa tenue, elegante e cristallino, e un bouquet floreale e delicato che lo rende immediatamente riconoscibile.